giovedì 30 giugno 2011

Il film del mese: CENTOCHIODI




Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico

Se mi volto indietro vedo solo pagine di libri: una vita fatta di carta...

Ho fatto parte del corpo insegnanti.
Ma non è un reato!
A volte sì...

domenica 5 giugno 2011

CATANIA 8-10 MAGGIO 2011




Metti una gita inaspettata in Sicilia, cinque ragazzi scatenati, una prof., due mamme e un fratellino pronti a tutto…
Metti che perdano l’aereo del ritorno e rimangano bloccati a Catania…
Metti che tutto sommato non sia un problema perché si consoleranno con cannoli e nespole…

Abbiate pazienza, alla fine siamo tornati, ma…


ALLA BUON’ORA!!


SULLE ALIBUS DELLA FANTASIA
«Come è possibile? Forse si tratta di uno scherzo della professoressa di storia, la solita burlona!» hanno pensato gli alunni di seconda media, non ditemi che non è vero, quando, alla fine di febbraio, durante una fredda giornata scolastica, ho annunciato in classe che cinque fortunati tra loro avrebbero rappresentato la città di Milano alle Olimpiadi di grammatica, previste per il 9 maggio a Catania, con tanto di gita e, innanzitutto, “allenamento” in vista della competizione ogni venerdì.
Invece era tutto vero! Francesca (Frappi), Chiara, Matilde, Valentina e Paolo, i prescelti, hanno cominciato a fantasticare su mare, cannoli, costumi nuovi, cassate, crema solare, pasta di mandorle e tuffi dal materassino, solo che tutto ciò non aveva nulla a che fare con lo studio dell’analisi logica!
Eppure, si sa: l’italiano ti porta lontano, per cui non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo finale… ecco perché dopo un paio di mesi di studio matto e disperatissimo, i nostri campioni si svegliano nel cuore della notte per arrivare all’alba all’aeroporto di Linate.
È l’8 maggio e con loro ci sono anche le mamme Sara ed Eva, rispettivamente di Chiara e Paolo, nonché Luca, il fratellino di Chiara. Tutto è pronto, non manca proprio nulla… anzi sì! La prof. Sarcuno, cioè io!
Sono spaventosamente in ritardo e brancolo nell’aeroporto finché non vengo avvistata da Valentina-Urlante: «Prof! Prof!»; per giunta i controlli sono severissimi e sono interrogata (il colmo per un’insegnante!) a lungo da una sbirra, neanche fossi una temibile trafficante di droga… alla fine prendiamo l’aereo, per un pelo!
A Catania siamo accolti da un promettente sole, dal profumo della salsedine, l’Etna stagliato sullo sfondo e le automobili selvaggiamente parcheggiate… ovunque!
Qui i mezzi pubblici si chiamano Alibus: il nome sembra incoraggiante, ne prendiamo uno e infatti parte subito, puntualissimo. Sarà la prima e ultima volta. Comunque noi già voliamo con la fantasia: «Red Bull ti mette le alibus»!
In men che non si dica giungiamo al nostro albergo, la Foresteria Aragona, un hotel-college universitario molto carino e funzionale, ma dalla struttura labirintica (il primo a orientarsi è Luca).
Mentre Chiara e Matilde giocano a telecomandare le finestre del soffitto, Vale e Frappi rimangono chiuse fuori dalla stanza: cominciamo bene!


Finalmente conosciamo la nostra guida, Francesca, che ci accompagnerà lungo itinerari di interesse storico-culturale-ludico-enogastronomico durante la nostra permanenza a Catania. L’avvio è avvincente: in tarda mattinata visitiamo il monumento dedicato a Vincenzo Bellini, noto musicista, poi ci addentriamo nella parte più antica di Catania: il teatro romano è costruito in pietra lavica e risale al II secolo d.C.… qui i ragazzi rimangono affascinati dalle vicende dei gladiatori e soprattutto da una leggenda secondo la quale una classe in visita presso il monumento si sarebbe addentrata negli ambulacri senza più uscirne… sarà vero? Nel dubbio lasciamo il luogo per dirigerci verso l’anfiteatro di piazza Stesicoro, travolto dalla lava in epoche remote. All’interno di questo monumento di inestimabile valore storico-artistico Matilde vedrebbe bene delle paperelle, mentre l’unica preoccupazione di Valentina è quella di pranzare!
I vomitoria, cioè i molteplici ingressi alle gradinate, grossi scaloni su cui ci arrampichiamo, mettono a dura prova i miei quadricipiti, ma il posto merita pienamente una visita.
Poco distante sorge la cattedrale di S. Agata, la patrona della città, luogo che rievoca la sua tragica vicenda ed è intriso della cultura dei diversi popoli che hanno dominato la Sicilia: angioini, aragonesi, arabi. Intanto Chiara e gli altri invocano la Santa affinché il tempo sereno si mantenga stabile perché temono ritorsioni (cioè “gufate”) da parte dei compagni rimasti a casa.
Ci rechiamo quindi presso la cattedrale, dove lo stile barocco si mescola a quello gotico, in particolare è evidente l’influsso normanno. Molto pregevole. Così come è interessante ammirare la statua che rappresenta l’elefante, uno degli emblemi della città. Ma, Paolo a parte, le ragazze non ci fanno caso perché già pregustano la visita successiva: quella alla pasticceria Nonna Vincenza!
Una volta varcata la soglia dell’elegantissimo negozio, siamo accolte calorosamente da un tripudio di dolci, profumi, colori e dalla gentilezza dei proprietari, che ci raccontano addirittura la storia del cannolo e delle olive di S. Agata, i dolci tipici, ma noi vogliamo mangiare!! Siamo subito accontentati: un vassoio di paste (attenzione, non pasticcini) volteggia armoniosamente sulle nostre teste e la signora che lo regge invita a prendere quel che desideriamo: cannoli, cassate o dolci a base di pasta di mandorle…
«Prendete, altrimenti ci offendiamo!». Ovviamente cediamo all’insistenza e assaggiamo qualche prodotto tipico (Valentina resuscita): il nome “Agata” in greco significa “buona” e infatti qui tutto è squisito.
«Se volete acquistare i dolci, non dovete preoccuparvi di portarli in giro per Catania: ve li facciamo trovare direttamente in aeroporto al momento della vostra partenza!». L’organizzazione è perfetta, il prezzo favorevole, il sapore decisamente invitante… questa è una proposta che non si può rifiutare!!
Dopo le leccornie paradisiache di Nonna Vincenza, ci incamminiamo verso il quartiere popolare di Catania, molto animato e caratteristico. Cammina, cammina, per di più in salita, il momento è a dir poco drammatico per le modaiole milanesi, poco avvezze alla fatica; questo sembra il monte del Purgatorio dantesco!!
E poi, improvvisamente, il fumo. Tanto fumo. E odore di carne alla brace. Fumo, dappertutto. In quale girone infernale siamo finiti? Siamo piuttosto preoccupati, persino la Sarcuno, ancora traumatizzata dai vomitoria, inizia a manifestare i primi segni di cedimento!!! Ma il nostro Virgilio, cioè Francesca, ci rassicura: oltrepassata la nube di fumo c’è il ristorante dove pranzeremo, una braceria da leccarsi i baffi!
Antipasti a base di caponata, crocchette di patate, patatine fritte e salse a volontà per poi proseguire con la carne di cavallo, tra polpette, fettine e salsicce ripiene, per la gioia delle piastrine di Paolo. Insomma, mangiamo tanto, e ciò si rivelerà una vera fortuna più avanti…


Così, tra un boccone equino e qualche complotto da parte dei ragazzi, che progettano scherzi telefonici ai compagni (l’irreprensibile Frappi si rivela un’esperta in chiamate anonime), ci rechiamo in via Crociferi, che costituisce patrimonio dell’Unesco e rimanda ai luoghi che hanno ispirato Storia di una capinera di Verga.
A metà pomeriggio salutiamo Francesca e riceviamo il suo “in bocca al lupo” per le gare dell’indomani; quindi ci rechiamo in albergo dove ci rinfreschiamo e ci riposiamo… ma non per molto: un’ora dopo siamo nuovamente nella hall, tutti pimpanti e pronti ad affrontare l’ultimo appuntamento della giornata, cioè la riunione preliminare delle Olimpiadi presso la cittadella universitaria.
Dato che la cittadella è arroccata nel punto più alto di Catania, dobbiamo avvalerci dei famigerati Alibus, che stavolta si fanno attendere, e non poco. In qualche modo raggiungiamo il posto, un campus immenso e verdeggiante, dall’aspetto accogliente. E meno male, perché la riunione comincia con tre quarti d’ora di ritardo, così decidiamo di ingannare l’attesa con lo studio en plein air della grammatica italiana.
Mi tocca affrontare argomenti che i cinque campioni non hanno ancora svolto in classe, come le coordinate e le subordinate… in assenza di una lavagna cerco di trasmettere loro i concetti principali a gesti, tanto che la mia lezione sembra una solenne benedizione urbi et orbi. Tra un complemento e l’altro cerchiamo di socializzare con i futuri avversari: le ragazze di Mantova, innanzitutto, guidate da una coraggiosa professoressa. Poverette! Il malcapitato gruppo alloggia nelle stanze degli universitari (quelle in cui avremmo dovuto dormire anche noi), in condizioni pietose e raccapriccianti, tanto che l’insegnante è stata costretta a lavare e disinfettare i bagni.
Le nostre quattro fanciulle rubacuori, invece, non si smentiscono e fanno girare la testa a molti ragazzi, soprattutto alla squadra dei napoletani, ancora dolenti per il torcicollo causato da Chiara e Matilde. Come resistere al loro fascino?
Mentre le ragazze mietono vittime amorose sulle panchine, io assisto alla riunione e conosco l’insegnante di una delle squadre più temibili: Torino. Si tratta dei campioni nazionali di latino, inventori dei pronomi promiscui (mah?). Un vero e proprio dream team che sfoggia tutta la sua erudizione pedantesca e filologica. Sono loro i favoriti.
Quando la riunione termina sono quasi le nove e la comitiva mi attende sulla panca dove l’avevo lasciata, mugugnante per la fame e il freddo, senza contare che il centro di Catania è molto distante e Valentina non si regge in piedi per la stanchezza e il mal di testa.
Meno male che c’è l’alibus! Ci avviamo speranzosi alla fermata, per poi essere costretti ad aspettarlo quasi un’ora!! Valentina-Strisciante è sempre più avvilita e non fa altro che invocare le sue medicine dalle capsule molli (e per questo verrà ribattezzata “Molly, Oh Molly!”), quando finalmente prendiamo il primo mezzo che passa, per disperazione.
Già pregustiamo i nostri letti d’albergo, le tesserine magnetiche che nessuno sa usare, magari un modesto spuntino prima di coricarci, ma i nostri guai non sono ancora finiti: inaspettatamente l’autista, giunto presso la stazione, abbandona l’alibus senza un perché, mostrandosi anche piuttosto scocciato quando cerchiamo di chiedergli spiegazioni.
«Sarà il capolinea» commenta saggiamente qualcuno. Invece è una vera e propria fuga, perché l’uomo non tornerà più. Rimaniamo sulla vettura, guardandoci con aria perplessa: attorno a noi, nient’altro che facce poco rassicuranti e il chiosco della porchetta in tutto il suo splendore notturno. Per fortuna vendono anche merendine.
«Ragazzi, ecco a voi Ringo e patatine a volontà. Sarà la nostra cena» annuncio, dopo aver fatto rifornimenti insieme alla mamma di Paolo (ecco l’importanza del lauto pranzo).
Ma in qualche modo bisogna ritornare alla Foresteria Aragona, così acchiappo un autista e gli chiedo di mettersi alla guida del mezzo perché il suo collega è sparito.
Giunte in hotel, Valentina-Molly è sempre più mogia, come una farfalla dalle alibus spezzate, e pretende di essere messa a letto. Come darle torto? Il primo giorno catanese ci ha devastato, ma siamo contenti e pronti a ricaricare le energie in vista di domani: di certo stanotte dormiremo saporitamente!




GLI ASSI DELLA GRAMMATICA
Rigenerati dal sonno e da una colazione super, possiamo dire che i vomitoria e le altre imprese del primo giorno siano ormai un ricordo lontano, perciò ci rechiamo senza esitazione verso l’alibus fantasma. Destinazione cittadella, sede delle Olimpiadi. L’Etna placido in lontananza sembra preannunciare l’inizio di una giornata che non dimenticheremo facilmente, peccato che l’alibus, tanto per cambiare, ci faccia tardare non poco… gli organizzatori della competizione sono costretti persino a chiamarmi sul cellulare perché manca all’appello solo la scuola San Giuseppe di Milano!
Alla fine ci presentiamo, ma alla buon’ora! Le scuole che i nostri magnifici cinque devono affrontare in semifinale sono ostiche: Catanzaro, campione in carica nella sezione senior (quella delle scuole superiori), Cagliari e i famigerati napoletani, che continuano a provarci spudoratamente!!!
“L’asso della grammatica” consiste in un gioco da tavolo con tanto di dadi, pedine e caselle, in un percorso costellato da quiz grammaticali a tempo (la clessidra è implacabile): oltre alla conoscenza della lingua italiana, occorre essere rapidi (bisogna gridare “stop all’asso” ogni volta che si scrive la risposta corretta al quesito, cercando di battere in velocità gli avversari e soprattutto è importante avere una buona dose di fortuna, imbroccando le caselle giuste per avanzare rispetto alle altre squadre… ed è proprio quest’ultimo fattore a esserci nefasto…
La nostra squadra inizia alla grande, facendo tremare tutti gli avversari, tanto che nessuno osa sfidare i ragazzi di Milano quando il dado finisce sulla casella “sfida” per la loro indiscussa bravura; anche i napoletani non sono da meno e conquistano un asso… dopo quasi tre ore di sfida siamo pari merito con loro, quando uno sfortunato lancio di dadi ci costringe a retrocedere pesantemente, spianando la strada dello spareggio per la finale ai simpatici partenopei. Paolo, Chiara, Matilde, Francesca, Valentina escono sconfitti, ma con onore. L’amarezza e la commozione tuttavia non mancano, proprio perché i ragazzi si sono battuti con il cuore e forse meritavano un po’ di più ma, si sa, è un gioco.


La nostra squadra riceve addirittura i complimenti da parte dell’organizzatore perché, come lui stesso ha detto: «Siete tutti vincitori. Tanto per cominciare avete giocato con lealtà, confrontandovi tra l’altro con ragazzi più grandi di voi, dato che la maggior parte degli allievi qui presenti frequenta la terza media». Poi l’uomo, sempre rivolto ai milanesi, ha aggiunto che la nostra vittoria consiste anche nell’aver affrontato un viaggio così impegnativo, dato che arriviamo da molto molto lontano (ci sentiamo un po’ Shrek), qualcuno forse ha preso l’aereo per la prima volta, ha combattuto le proprie paure e quindi questa è un’esperienza importante per il cammino di crescita personale di ciascuno.
«Insomma» conclude «se siete arrivati fin qui, è perché siete delle eccellenze».
A queste parole Sua-Eccellenza-Valentina sfoggia il suo musetto sporco di grasso e l’organizzatore se ne va perplesso. Nel frattempo arrivano anche, via mail (almeno non vede le nostre facce), le congratulazioni da parte del Presidente della Repubblica per un’iniziativa così degna di interesse culturale e per le scuole che vi hanno preso parte. Grazie!
«Wow, siamo diventate delle star!» commentano le pulzelle durante il pasto presso la mensa universitaria. «Ma se c’è una cosa che mi manca di Milano», perla di saggezza di Valentina, «è la moda!». A pranzo, oltre a gustare altre prelibatezze siciliane che non ci aspettavamo certamente di trovare in una… mensa (non c’entra niente con le mense scolastiche milanesi, ragazzi!!), scopriamo che i napoletani sono stati eliminati allo spareggio, mentre le amiche mantovane ce l’hanno fatta: sono in finale. Si tratta dell’unica squadra “nordica” perché le altre tre finaliste provengono unicamente… dalla Sicilia, guarda un po’! Ovviamente le incoraggiamo e promettiamo di fare il tifo per loro, poi però andiamo a zonzo per il campus. Qui sembra di essere isolati dal resto del mondo, in lontananza si scorge il mare e le ragazze sono in crisi perché da queste parti non esiste un posto per fare shopping. Si consolano con le deliziose granite alla mandorla e al cioccolato del bar universitario, ma soprattutto con una partita a basket all’ultimo sangue, in cui la prof. (sì, proprio io!) si rivela incontenibile sotto canestro. Altro che vomitoria!


Dopo il match Paolo e Matilde iniziano a correre e palleggiare in modo inquietante (sembrano due ubriachi) verso Francesca; in realtà è una strategia per origliare la sua telefonata senza dare nell’occhio! A proposito di cellulari e chiamate, in attesa della premiazione i ragazzi danzano a ritmo di “rap futuristico AB” e architettano scherzi telefonici nei confronti di ragazze pessime.
Poi, il momento della premiazione! Vengono citate alcune delle squadre che sono state eliminate per prime, innanzitutto Caccamo. Al loro passaggio i ragazzi tirano un sospiro di sollievo: «Meno male che non sono stati loro a batterci… pensate a che cosa avrebbero detto i nostri compagni se ci avesse sconfitto una scuola di Caccamo»!
È poi la volta dei torinesi, usciti al primissimo turno… chi l’avrebbe mai detto? Lo squadrone, composto da una decina di ragazzi (perché dovevano fare turn over) sfila mestamente verso il palcoscenico, accompagnato da fischi e pernacchie.
Vengono chiamate altre scuole, come Parma, Catanzaro, Cagliari… a un certo punto tocca alla San Giuseppe di Milano! E qui, incredibile a dirsi, scatta l’ovazione del pubblico, forse per l’impegno dei ragazzi, forse per la loro simpatia, forse perché i napoletani non hanno perso del tutto le speranze con Chiara e Matilde, forse perché anche le amiche mantovane applaudono più forte che possono. Dato che la nostra scuola si è classificata bene, sia io che i ragazzi siamo invitati a salire sul palcoscenico per ricevere le medaglie e la targa, che sollevo al cielo con orgoglio, neanche fosse la coppa dei campioni!
Le ultime squadre a essere chiamate sono quelle che occupano i gradini più alti sul podio: Mantova è quarta… ricambiamo il loro tifo acclamandole a gran voce, mentre i vincitori sono i ragazzi di Aci Catena, vicino Catania! Bravissimi!
«E adesso il modo migliore per consolarci dopo la mancata vittoria è fare un po’ di shopping!». L’idea è di Sara, la mamma di Chiara, intenta ogni tre per due a raccattare i cellulari, i giubbotti e gli effetti personali che le ragazze puntualmente seminano qua e là.
Le vie più trendy e cool di Catania sono state individuate, che cosa aspettiamo allora? Ma che domande: l’alibus!! Alla fermata della cittadella rischiamo di diventare vintage perché facciamo la muffa per almeno un’ora, in cui Valentina-Pipì minaccia di farla in tutti i luoghi e in tutti i laghi se al più presto non la si accompagna alla toilette. Una disperazione!
Fortunatamente, una volta arrivati in centro, possiamo dedicarci all’agognato shopping. Agognato da chi? Non certamente da Paolo e Luca, ancora scioccati per le molteplici apparizioni di Hello Kitty in tutte le sue versioni. Le ragazze li trascinano imperterrite da Benetton dove acquistano una maglietta con una scritta che è tutto un programma: girls with class go everywhere. «Magari le indossiamo stasera, alla pizzata nel cuore della movida catanese che la Sarcuno ci ha promesso per la nostra ultima nottata in Sicilia!» esulta Matilde, che tra l’altro ha un ottimo gusto in fatto di abbigliamento.

Peccato che i progetti dei ragazzi vengano vanificati da ciò che ci attende fuori dal negozio: una pioggia torrenziale allaga sfacciatamente le strade di Catania e ci tocca aspettare l’alibus (volete che non porti una mezzora di ritardo con questo tempaccio?) sotto il diluvio… di andare fuori a cena non se ne parla, è ovvio. Tuttavia, dopo aver consultato le mamme, penso che un’alternativa decente possa essere quella di ordinare la pizza in hotel e consumarla nell’apposita saletta “cucina”.
I ragazzi si consolano, ma temono che dietro l’acquazzone improvviso ci sia lo zampino dei compagni di classe-gufi, i quali potrebbero iettare maltempo anche per il giorno seguente, al mare: oh, no! S. Agata, pensaci tu!
Varcata la soglia dell’albergo, mi faccio consigliare una pizzeria a domicilio che offre un servizio veloce e una vasta scelta di pizze, allora non mi resta che raccogliere le ordinazioni, telefonare e preparare la saletta della cucina, un posticino tranquillo, tutto per noi, dove le ragazze possono sfoggiare la loro eleganza.
In breve siamo tutti lì, in pole position per le pizze perché è tardi e siamo affamati. Ogni cosa è pronta, manca solo… la pizza : solo dopo un’ora abbondante, alle 22.35, la reception mi chiama per la consegna. Arriva la pizza, accorro precipitosamente, seguita dai ragazzi, famelici, che circondano l’omino bagnato. A quel punto, mostrando i primi segni di cedimento, domando:
«Quanto vengono le pizze?… tanto non abbiamo i soldi!!!». In quella, infatti, mi ricordo di aver lasciato il portafogli in cucina, meno male che c’è Paolo, pronto ad anticipare la somma… la stanchezza si fa sentire e gioca brutti scherzi non soltanto alla sottoscritta: Chiara, in preda a uno stato confusionale, si reca nella sua stanza appositamente per prendere il diario di bordo e lo lascia lì. Mah!
Senza pensare a queste leggerezze, ci buttiamo a capofitto sulle pizze, che si sono fatte attendere anche troppo; in compenso ci hanno dato in omaggio il dessert, cioè la pizza alla nutella. Aprendo le varie scatole, mi rendo conto che il nome della pizzeria è “Alla buon’ora”, e allora capisco tante cose.
Meglio andare a dormire. In realtà le ragazze preferiscono chiudere la serata cimentandosi nella gara degli allagamenti dei rispettivi bagni: non solo Francesca e Valentina hanno la meglio, ma scoprono anche che il water si chiama Giulio e rendono partecipe tutto il piano di questa eccitante notizia.
Evidentemente trascorrono gran parte della serata a ispezionare meticolosamente la toilette, ecco perché all’una di notte Valentina e Francesca-Urlanti irrompono nella mia stanza, sconcertate per aver azionato involontariamente il getto del bidet-wc. Per la seconda volta, rimangono chiuse fuori.
«Pronto… reception? Potrebbe gentilmente venire ad aprire la porta alle mie solite studentesse? Sì, ha ragione, mi spiace per l’ora… ma ogni ora è quella buona, si sa!».

NONNA VINCENZA VERSUS SUOR GERMANA
La prima apparizione della giornata è Chiara, a spasso per il corridoio dell’albergo in costume da bagno, intenta a bussare alla stanza delle sue amiche, ma facciamo finta di niente. Anche perché ci sono dei problemi più seri a cui pensare: il tempo è ancora capriccioso! Prima splende il sole, poi piove, quindi soffia il vento e ancora nuvole… chissà che cosa ci attende ad Aci Trezza, meta della giornata. Forse la maledizione dei ragazzi di seconda avrà la meglio sulla voglia di tuffarsi nel mare?
«Forza S. Agata!!» implorano Frappi e compagni quando ormai siamo arrivati nel paese de I Malavoglia, sotto una pioggia insidiosa e soprattutto spinti da un vento furibondo.
«Potete ammirare gli scogli dall’aspetto minaccioso dove, secondo Omero, vivevano i Ciclopi» illustra Francesca, passeggiando sul lungomare, mentre il vento continua a ululare tanto che siamo costretti a indossare le giacche a vento.
«Forza S. Agata!!». A ogni modo non perdiamo le speranze e, dopo una pausa cannolo, tutto inizia a sorriderci: ci dirigiamo alla casa del Nespolo, sede di un museo che rievoca le vicende della famiglia Toscano, nonché la storia dello stesso autore… quale omaggio al Verismo! In questo suggestivo itinerario verghiano, in cui apprendiamo le usanze dei pescatori e visitiamo la dimora di padron ‘Ntoni, Valentina mangia nespole a sbafo, direttamente dal celeberrimo albero. Sacrilegio! «Bello, ‘sto museo delle nespole!» esclama poi di fronte all’incredula guida, la quale, avendo capito che ormai siamo “alla frutta”, decide di portarci nella più bella spiaggia di Catania!!



Il clima da fresco diviene mite e poi addirittura caldo… dal giubbotto al costume il passo è breve, per la gioia delle ragazze, che sguazzano felicemente nell’acqua, in mezzo agli scogli, sfuggendo a ogni controllo da parte di insegnanti (vabbè) e mamme. Ma quel che più conta è il trionfo della patrona di Catania: S. Agata batte i gufi uno a zero e il sole splende in un cielo più azzurro che mai!
All’ora di pranzo Francesca ci accompagna in un ristorante dove non soltanto gustiamo gli arancini, ma Valentina riesce a dare il meglio di sé ordinando una granita alla panna (persino la cameriera ci rimane male) per poi partire col suo repertorio di racconti e battute su animali strani e incontri ravvicinati del terzo topo… chi la ferma?
«Vale, piantala di dire cassate!!» è il coro unanime, anche lungo il tragitto del ritorno in hotel. Sembra strano, ma il nostro viaggio è ormai giunto al termine e ci dobbiamo accomiatare da Francesca, che ci ha accompagnato in questi giorni trasmettendoci passione ed entusiasmo, mostrandoci monumenti e paesaggi splendidi e contribuendo a rendere questi giorni un ricordo prezioso.
Alla foresteria Aragona, anche lì ci siamo trovati molto bene, non facciamo altro che ritirare i bagagli lasciati nella hall, per poi avviarci a prendere l’ultimo alibus, quello diretto all’aeroporto. La strada per arrivare alla fermata è piuttosto lunga e procediamo un po’ dubbiosi, come se non bastasse Valentina sfoggia il suo ottimismo: «Non arriveremo mai, non troveremo mai la fermata e rimarremo bloccati qui!».
«E ti dispiacerebbe??» replicano i compagni.
Quando riusciamo a trovare la fermata, crediamo che i nostri guai siano finiti, invece non è così. L’alibus dell’aeroporto non passa!!! I minuti scorrono, siamo sempre più perplessi:
«Non passerà mai, non riusciremo a ritirare le paste di Nonna Vincenza e perderemo l’aereo!» Vale “incoraggia” il gruppo. Dopo un’ora Sara individua una centrale della polizia poco distante e decide di recarsi a domandare delucidazioni. «Tanto non passerà proprio mentre vado lì a chiedere!». Condivisibile. Eppure l’alibus è una “creatura” talmente infida da aspettare che la mamma di Chiara si sia allontanata ben bene e poi… zac! Si presenta, sprezzante del ritardo di 75 minuti, come se nulla fosse, là dove lo stavamo aspettando!
«Mi scusi» esordisco cercando di prendere tempo: «Siamo una comitiva, potrebbe aspettare giusto mezzo minuto una signora…» intanto Sara corre a perdifiato, mentre l’autista mi interrompe con tono seccato e arrogante: «Come vi permettete? Voi che venite dal nord!! Al nord le cose non stanno così, gli autisti passano e chi c’è c’è!».
«Ma qui non siamo al nord. E lei è in ritardo di un’ora!» ribatto, sostenuta da Eva. Nello stesso istante, la mamma di Chiara giunge sull’autobus con un balzo fulmineo. Ora possiamo salire tutti. Giusto in tempo per l’imbarco e le varie formalità da espletare prima del decollo.
«E i dolci che abbiamo comprato?» domanda ancora una volta Valentina appena mettiamo piede in aeroporto. È vero! Dov’è che ce li faranno trovare? Riusciremo a prenderli? Siamo in ritardo…
«Forza, mettiamoci subito alla ricerca di Suor Germana!!» proclamo. Ma non era Nonna Pasqualina? O forse Zia Mariuccia… insomma, siamo in una situazione complessa e confusa, quando finalmente i nostri dubbi vengono dissipati dalla visione di una vetrina. All’interno è possibile ammirare vassoi di dolci con… i nostri nomi sopra! Cannoli Sarcuno, cassate Valentina, pasta di mandorle Matilde e così via. Si tratta dell’impareggiabile pasticceria Nonna Vincenza. Suor Germana e Frate Tac stanno a zero!
Recuperati i dolciumi, constatiamo che il nostro ritardo non è un gran problema perché all’aeroporto di Catania non ci controllano più di tanto e i minorenni vengono considerati tutti figli di Sara: una prole invidiabile!
Salendo sulla scaletta dell’aereo rivolgo un ultimo sguardo all’Etna, che dorme tranquillo… ancora per poco! Poche ore dopo il nostro arrivo a Milano, infatti, il vulcano riprenderà la sua attività, con eruzioni spettacolari e conseguente chiusura dell’aeroporto per almeno 48 ore. Certo che se fosse successo poco prima e fossimo rimasti tutti lì, chissà che cosa avrebbero detto di noi a scuola, forse semplicemente… “stop all’asso!!!”.

giovedì 2 giugno 2011