LE COINCIDENZE NON ESISTONO
O almeno… così sentenzia la capotreno dell’intercity
Milano-Viareggio quando io ed Elena le facciamo notare che i venti minuti di
ritardo del treno rischiano di farci perdere la coincidenza per Lucca, nostra
meta finale.
Ebbene no, le coincidenze non esistono… esistono solo
congiunzioni astrali infauste, che mettono sul nostro cammino incontri ai
limiti del surreale, perché la signorina di Trenitalia, detta Kapò, non è
nient’altro che il preludio al tremendo viaggio che ci aspetta: Psycho in
persona ci fa compagnia in uno scompartimento dove la tensione si taglia a
fette!
L’individuo, oltre a mal tollerare la nostra presenza
e a imprecare di tanto in tanto, ha una strana concezione della geografia,
perché è convinto che andando a Viareggio giungerà ad Amsterdam!
Sfoglia imperterrito la guida della capitale
olandese, rivolgendoci occhiate bieche appena Elena apre bocca (a bassa voce!)
o io incautamente faccio rumore scartando la carta dei biscotti. Che fare? Elena redige
un PEI (Piano Educativo Individualizzato) seduta stante, ipotizzando che il
soggetto oppositivo sia affetto da disturbo ossessivo compulsivo, bipolarismo,
schizofrenia paranoide e altro ancora, mentre io mi domando se, invece dello
psichiatra, del team di educatori e psicoterapeuti, sia più opportuno ricorrere
all’esorcista, perché per tutta la durata del tragitto rischiamo parecchio!
Ma sta di fatto che, tutte intere, arriviamo a
Viareggio e da lì le cose sembrano prendere una piega migliore, il Fato inizia
a sorriderci insomma: acciuffiamo per un pelo la coincidenza (a quanto pare, un
pochino esiste) per Lucca, incantevole città che ci accoglie nella cornice di
un timido sole invernale.
Tanto per cominciare, pranziamo in quella che presto
diventerà la nostra trattoria preferita, (“Il Mecenate”, in realtà un’antica
lavanderia!), facendo onore alle prelibatezze locali: tordelli gioiosamente
intrisi di ragù nonché zuppa di farro. Ci vuole un po’ di energia per affrontare il
programma del pomeriggio.
La passeggiata nel centro storico di Lucca comincia
con San Frediano, che sfoggia un’aria da incompiuta, Piazza Anfiteatro,
suggestiva per la sua forma ellittica ma poco popolata e soprattutto via
Fillungo, che percorriamo in lungo e in largo.
Quando giungiamo al complesso del Duomo,
caratterizzato da una singolare asimmetria nella facciata, è ormai quasi sera,
ma noi siamo ancora pimpanti e anche sprezzanti del freddo, che si fa via via
più pungente: perciò concludiamo la prima giornata con la visita a villa Guinigi,
che ospita una notevole collezione d’arte.
Il secondo giorno, beh, non è da meno! Si parte alla
grande stavolta, con una colazione degna di nota: la signora del bed and
breakfast in cui alloggiamo prepara leccornie di ogni tipo: oltre al
buccellato, dolce locale insaporito con l’anice, ecco comparire in tavola anche
la focaccia con i semi di girasole e la tipica torta con i becchi, in cui c’è
dentro un po’ di tutto, persino le verdure. Inoltre non possono mancare i gatti!
Niente paura: non fanno parte del buffet, ma in un
certo senso sì, perché i due mici della padrona di casa fanno compagnia agli
ospiti concedendosi persino a qualche carezza.
Miagolii e fusa a parte, siamo pronte per recarci
alla chiesa di San Michele, che ha una facciata maestosa. Il tour prosegue
nientepopodimeno che nella dimora di Giacomo Puccini: qui Elena lascia un po’
il cuore e inoltre si lascia immortalare in compagnia degli gli abiti di scena
della Turandot. E indovinate chi deve scattare tutte le foto?
In previsione di un nuovo pranzo toscano e della
visita alla rinomata pasticceria Taddeucci, giochiamo d’anticipo e facciamo un
po’ di sano movimento salendo sulla torre Guinigi, che è unica nel suo genere
perché in cima è presente… un giardino pensile!
E chi se l’aspetterebbe sulla sommità di un’antica
torre medievale? Tutto questo perché i padroni della città dell’epoca, i
signori Guinigi appunto, volevano alludere alla rinascita di Lucca sotto la
loro signoria, piantando alberi di leccio. Ecco il motivo per cui una delle due
torri di Lucca (l’altra è quella Delle Ore, ma non la scaliamo perché 230
gradini sono stati più che sufficienti) è alberata.
Tante persone, lucchesi e non, hanno decantato Lucca
per le sue mura: finalmente è giunto il momento di vederle! Pare che siano
state chiuse al traffico a partire dagli anni Ottanta, in occasione di una
visita della regina Elisabetta, la quale suggerì di trasformarle in un’area
ciclopedonale. Ottima idea, ma… ci voleva la sovrana d’Inghilterra per capirlo?
Mentre meditiamo su questo percorriamo le mura, che però forse in questa
stagione non sono il massimo; magari durante la primavera e l’estate,
costeggiate da alberi rigogliosi e con temperature più miti, la
camminata-biciclettata-giro in risciò è più gustosa. Così no.
Anche perché il sole sta per tramontare, la prima
perturbazione gelida del 2017 è in arrivo e domani c’è Pisa!
Appunto, Pisa. Terzo giorno. Un freddo becco. Più
becco della torta con i becchi. Un po’ li invidio i gatti del bed and
breakfast, indecisi se accucciarsi su una sedia nel locale della colazione o
girovagare pigramente presso l’ufficio della signora. Un po’ li invidio, non
solo per il gelo di fuori, ma perché a Pisa bisogna arrivarci e, si sa, ultimamente gli
incontri sui treni non sono il nostro pezzo forte.
Infatti le congiunture planetarie sfavorevoli
iniziano a farsi sentire in stazione, quando due acidissime signore decidono di
temporeggiare in biglietteria, davanti a noi, apposta per farci perdere il
treno per Pisa. Poi con un sorriso beffardo, si dileguano nel nulla, fiere della
loro malefatta, mentre io ed Ele ci avviamo rassegnate sul treno che parte
dopo. Anche lì le cose prendono una piega surreale, perché il nostro unico
compagno di vagone è uno strampalato ventenne che prima vorrebbe rifilarci un contratto dell’energia elettrica, poi inizia a denudarsi esibendo
con orgoglio tutti i suoi tatuaggi, ciascuno dedicato a un particolare episodio
della sua vita.
Una volte giunte a Pisa, pensiamo che, mah, ci
vorrebbe un miracolo per ammirarla tutta in un giorno solo; infatti ci
precipitiamo alla Piazza dei Miracoli! Nonostante il sole splenda in un cielo
azzurrissimo, il freddo è polare e un vento gelido mugghia a più non posso. Ma
non ci sono scuse: la torre si scala, anche con le temperature più rigide!
Andiamo su barcollando per via della pendenza, come
se fossimo ubriache o semplicemente indecise sul da farsi; andiamo su con passo
incerto, ma vacillando e incedendo senza tracotanza, raggiungiamo la vetta.
D’altronde, se la torre è pendente, ed è giusto così,
non possiamo fare altro che adattarci…
Dalla cima del campanile contempliamo il panorama
circostante, che sembra voler abbracciare tutta la Toscana, prima di scendere,
prestando attenzione agli stretti gradini e alle raffiche di vento.
È la volta degli altri monumenti del complesso: il
Battistero, il Duomo e il Camposanto, metafora del percorso esistenziale di
ogni uomo. Notiamo che al Camposanto riposano moltissimi professori, insegnanti
e studiosi!
Poi, dopo pranzo, ci rimettiamo in cammino verso il
centro storico di Pisa. Sì, perché il Campo dei Miracoli è un po’ fuori mano, e
questo sarà anche strano, ma è una di quelle caratteristiche che rendono Pisa
unica nel suo genere.
Pisa non è solo la torre: è anche il Lungarno, è la
prestigiosa università “Normale”, è la bocca sollevò dal fiero pasto di
dantesca memoria, dato che, passeggiando verso la stazione ci imbattiamo nella
torre del conte Ugolino.
Pisa è tutto questo e senz’altro anche di più! Ma noi
ne gustiamo solo un assaggio: ci aspetta l’ultimo treno, il Frecciabianca
Pisa-Milano. Qui non facciamo strani incontri (o almeno non ce ne rendiamo
conto), anzi riposiamo in tutta tranquillità.
La mia tranquillità, poi, è tale che permette a
qualche malintenzionato di sottrarmi la fotocamera, chissà come e chissà dove
precisamente! Beh, un’altra disavventura sul treno: mi sa che le coincidenze
esistono, eccome!
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