domenica 27 febbraio 2011

DICONO DI ME...

Copio qui sotto le recensioni più interessanti che ho ricevuto in seguito alla lettura e alla presentazione del libro... posta anche tu il tuo commento, mi piacerebbe conoscere il tuo parere!!


“Ancora tenterò la mia lira” è la raccolta di una poetessa matura e sincera che si legge con diletto e che incide nell’animo. È poesia, questa, che affonda le sue radici nel desiderio struggente e angosciato di vivere in una società che si ispiri finalmente ad edificanti valori spirituali. Nel tormento dello spirito ansioso i versi assumono la potenza della voce chiara e vibrante della coscienza che, tradotta in canto, mette bene in evidenza la sofferenza e il dolore: il tutto in una cornice di calda e commovente umanità. Per tutto questo, Fabiana è una autentica e pregevole artista della penna con l’animo di poeta, i cui sinceri abbandoni all’impulso del sentimento e del sogno ravvivano felicemente le venature delle sue liriche conferendo ad esse toni profondi ed avvincenti, sia quando ripercorre i ricordi dell’infanzia, sia quando coglie in sé l’incanto dell’infinito.
(Olena)

Il libro di Fabiana l’ ho letto , mi è piaciuto assai , prediligo quelle opere di narrativa che descrivono storie di vissuti dove ogni vicenda è narrata con non celata , e con particolare , partecipazione emotiva da parte dell’ autore ..! ( secondo me si deve cogliere questo aspetto , deve “scattare” , o “scorrere” , una certa “misteriosa” empatia fra (da) scrittore e (a) lettore ..! ) ..A parte l’ originalità del bel titolo ( coi tempi attuali .. “non ho un’ euro” sarebbe stato altresì di ottima attualità ..! ;-) che già al primo avviso mi ha fatto sospettare ci fosse sotto sotto un qualche trucchetto , come ho poi piacevolmente appurato , del lavoro di Fabiana , mi hanno coinvolto sia lo svolgimento delle trame dei racconti , come la forma elegante , lo stile letterario , a volte anche .. sapientemente, delicatamente ricercato , con cui sono state descritte : mi sembra peraltro anche molto “psicologica” la Fabiana ! ( a me piaceva moltissimo Gesualdo Bufalino , uno scrittore particolarmente attento allo stile espressivo ) …………..Poi l’ idea del Viaggio , (il partire , la meta , il ritorno , quasi intesi come una Cerca della Lira , quasi un simbolico Graal ) sia esso itinerante come , per l’ appunto, interiore , mi ha sempre affascinato .. e per l’ appunto mi sovvengono un paio di citazioncelle a riguardo , una dotta ed indicata al caso , di Sant’ Agostino , che suppergiù sostiene che il mondo è come un libro e chi non viaggia , o con l’ anima o col corpo , di quel libro vi legge solo il titolo o tuttalpiù una sola pagina .. e , più prosaicamente , una di Pessoa , per cui il vero segreto di un viaggio , non sono tanto le terre scoperte , quanto chi quel viaggio l’ ha compiuto , il viaggiatore ..
(Roberto)

Il giorno 12 febbraio 2011 all'asilo “Stella Stellina”, in via Soperga 20, la professoressa Sarcuno ha presentato la sua ultima creazione, il libro di poesie “ANCORA TENTERÒ LA MIA LIRA”.
L'ambiente gaio e colorato del salone dell'asilo aveva sui muri affisse delle foto d'arte di Adriana
Covini e alcuni disegni degli alunni della prof. Sarcuno che figuravano alcune poesie. La lettura
delle poesie, attuata da dodici ragazzi più la Signora Emma Venturini, era accompagnata da delle musiche di sottofondo di Paolo Girelli e da immagini poetiche.
Fabiana Sarcuno con gran sensibilità e lirismo riesce a comunicare, attraverso le poesie, il suo viaggio interiore alla ricerca della Lira. In seguito alle letture è stato offerto un rinfresco con bibite, patatine, torte e vari dolci.
L'evento è stato piacevole e istruttivo, ma non ci aspettavamo proprio che la nostra prof. avesse un talento nascosto per la poesia.
(Valentina C. e Matilde S.)


La lezione dei classici sembra tradursi per te in una modalità precisa di espressione letteraria; di più, sulla base della nostra amicizia ancora piuttosto “giovane” ma assidua, oserei dire che è quasi un “abito esistenziale”, uno stile, un ideale, di vita (ricordo il riferimento all’equilibrio ariostesco nel finale di “Non ho una lira”, in questo caso un classico del Rinascimento). Per i classici, tutti i sentimenti umani, la gioia e il dolore, l’amore e la delusione, lo smarrimento e la speranza, richiedono sempre una loro misura formale e un loro decoro espressivo, il rispetto di una serie di regole. Nella tua poesia, secondo me, si legge un tentativo, consapevole o inconsapevole che sia (ma credo proprio consapevole), di reinterpretare questa lezione con gli strumenti e la sensibilità moderna.
E così il viaggio procede in un’alternanza di stati d’animo e sentimenti, tra sofferenza e speranza, che sono i poli immancabili lungo qui si muove ogni poeta, e ogni persona. C’è la solitudine (molto suggestiva “Ulisse. Ho perso i miei compagni di viaggio”), anche questa inevitabile “compagna” del poeta, perché non si “viaggia” veramente nella vita senza affrontare la sfida del deserto, dell’isolamento, dell’incomprensione (“Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole” scrive Quasimodo).. Ma l’ultima parola non è di resa o rassegnazione. La redenzione, in fondo, è già iniziata nel momento in cui si decide di prendere in mano la propria lira, brandendola come arma di riscatto contro la città “notturna”, “beffarda”, “spietatamente insolente e sola”, la città “profonda” e “immondamente immacolata” che diventa metafora della nostra stessa condizione umana. Il visionario finale, oltre a rappresentare la migliore sintesi del percorso compiuto, è quasi una dichiarazione di poetica. Nell’arco del libro, si nota a mio avviso un cammino, una crescita più che un’evoluzione, termine quest’ultimo che verrebbe a creare un’ingiusta discriminazione tra un “prima” e un “dopo”, facendo torto a tante belle poesie. In un quadro generale di sicura qualità e padronanza stilistica, ci sono alcune liriche che hanno, a mio parere personale, una marcia in più, versi in cui la “spina della vita” fa sbocciare ancor più pienamente “la rosa della poesia”. Le liriche a cui mi riferisco sono distribuite lungo le diverse parti del volume, forse con una maggiore diffusione nella Seconda Parte. Sono versi che arrivano dritto al bersaglio, caratterizzati da una particolare incisività e concentrazione espressiva (esemplare “Ci vuol poco”); un po’ come accade a un giocatore di talento, che senza perdere nulla della sua eleganza e raffinatezza, si fa col tempo più uomo-squadra e goleador, così con queste poesie centri il “sette” dell’ideale porta. “Bisogna avere in sé l’impeto di mille tempeste per creare un solo lampo” scrivi, per esempio, in “Primavera”. Ecco, ci sono versi speciali, che hanno in sé la folgorazione del lampo. E il fragore del tuono rimbomba subito nell’animo di chi legge.
(Antonio)

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