lunedì 27 agosto 2012

relazioncina: Barcellona!!!

VADO IN BARÇA!
 



Chris McCandless, in arte Alexander Supertramp [1], sostiene che tutto quello di cui abbiamo bisogno per vivere equivale a ciò che riusciamo a far stare dentro uno zaino, possibilmente leggero, per poter, all’occorrenza, fuggire rapidamente.

Sarà anche vero, ma se il mio bagaglio è essenziale, in partenza per Barcellona, è soltanto perché desidero riempirlo dei sapori, dei profumi e dell’abbagliante splendore di una città che, come qualsiasi capolavoro degno di questo nome, non finirà mai di esprimere ciò che ha dentro di sé.


Riempire lo zaino, la testa e il cuore di Barcellona, di emozioni catalane e, ciliegina sulla torta, indossare la maglia di Messi, uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi, protagonista di una favola che l’ha portato dalle tenebre della malattia alle vette più alte dello sport, trasfigurato in poesia.

Ben più prosaico, invece, il tour operator al quale mi sono affidata: Caldana. Prima sono costretta a svegliarmi alle quattro del mattino (inutilmente), poi scopro che il servizio navetta previsto è tutt’altro che servizievole perché compie un percorso inaudito per arrivare a Savona, passando per Cinisello Balsamo e Piacenza.

In compenso conosco le prime compagne di quest’avventura spagnola: Paola, Giusy, Gabriella e le due Luciane, nonché, ahimè, l’accompagnatrice: «Mi chiamo Magjit, ma chiamatemi come volete».

Perfetto, la prendiamo alla lettera e diventa subito… Magique.

«Sul pullman sedetevi dove volete» bofonchia Magritte tra uno sbadiglio e l’altro, poi però si scopre che i posti sono assegnati e ci dobbiamo risistemare.

Attraversare la Costa Azzurra con il sottofondo della lagnosissima musica francese in stile Carla Bruni è piuttosto mortificante, anche perché il pullman è immerso nel mutismo totale. Meno male che il traffico è pressoché assente, perciò alle 20.00 precise varchiamo la soglia dell’hotel, dopo aver osservato «un po’ di vegetazione alla vostra destra e sinistra», come sapientemente puntualizza Matisse al confine tra Spagna e Francia, ma anche un monumento a forma di proiettile, una volta entrati a Barcellona.

Secondo giorno: fortunatamente Luca, la guida locale, è molto loquace e infatti descrive i sontuosi palazzi modernisti presenti a pochi passi dal nostro albergo, il Catalunya Berna, posto in una posizione strategica, praticamente in pieno centro.



Tutto iniziò da Amilcare Barca, padre di Annibale, che diede il nome all’antica Barcino, spiega il nostro cicerone mentre raggiungiamo il Palazzo della Musica, in stile liberty.

La passeggiata nel quartiere gotico è di grande interesse perché permette di osservare vicoletti suggestivi, toccare una tartaruga che, pare, porti fortuna (a Verona, con il seno di Giulietta non è andata malaccio, speriamo di bissare) ed entrare nella cattedrale di S. Eulalia, davvero pregevole, sia all’esterno che all’interno, impreziosita da un chiostro nel quale vivono tredici oche. Esse rappresentano l’età del martirio della Santa e inoltre si fanno fotografare volentieri dai passanti.

Sempre al Ritmo di S. Eulalia [2] si prosegue verso piazza Catalunya e poi si pranza presso il locale Txapela in compagnia di nuove amiche, come la super estrosa Maria, carica di aspettative che vengono presto deluse: «Ma non era questa la vacanza per singles con i divertimenti e le feste ogni sera? Mi hanno venduto questo viaggio dicendo che mi sarei divertita un casino»!

Vincendo le perplessità iniziali, le rispondo che forse c’è stato un equivoco, un malinteso o, ancora peggio, un raggiro da parte della sua agenzia viaggi…

A ogni modo le tapas sono ottime, soprattutto quelle a base di prosciutto iberico. I camerieri, tra l’altro, sono molto gentili e sopportano col sorriso sulla bocca le continue proteste dell’irreprensibile Giusy, che reclama con impazienza le tapas ordinate, mangiando anche quelle che non sono sue!

Al pomeriggio non c’è niente di meglio che camminare lungo Paseo de Gracia, guidate da Maria, una personal shopper d’eccezione, ma soprattutto è l’occasione per recarsi presso le celebri case moderniste: Morera, Amatller e, giù il cappello, Casa Battlò, dove entriamo.



Il biglietto costa diciotto euro, ma riesco a sfangarla e pago il ridotto grazie a una faccia da eterna studentessa e al vecchio tesserino universitario: mai buttarlo via!

Comunque ne vale davvero la pena: la casa realizzata da Gaudì è un trionfo di curve, colori ed energia. Da vedere e rivedere!!

A cena, tutti al ristorante presso il porto… tutti tranne la povera Silvia, una ragazza lasciata in hotel. Poi in qualche modo arriva e fortunatamente un po’ di paella è rimasta anche per lei.

Ora gli spagnoli si risentiranno, ma devo ammettere che la crema catalana lascia un po’ a desiderare: una pappa molliccia e affumicata che viene propinata alla fine di ogni pasto!


Questo lo dico con tutto il rispetto per un popolo molto cordiale e amichevole, capace di farsi in quattro per aiutare gli stranieri che si perdono nelle strade della città.

E poi la sera del 23 agosto gli abitanti di Barcellona sono particolarmente di buon umore: Messi e compagni hanno conquistato la Supercoppa suonandole al Real Madrid, con grande scorno di quell’antipatico di Mourinho!

Ok, la maglia numero dieci della “Pulce” sarà mia, penso, contemplando la Rambla in festa che si tinge di blaugrana.



In compagnia del gruppo, ormai consolidato, percorro questa strada fino al mare, dove si erge il monumento dedicato a Cristoforo Colombo, e poi indietro, fino all’hotel.

A Barcellona è d’obbligo fare tardi, anche se il giorno seguente è prevista una giornata di visite molto impegnativa. Si parte da Parc Guell, realizzato da quel gran genio di Gaudì, che si ispirava alla natura e trasmette una sensazione di energia allo stato puro, per esempio attraverso le fontane dai colori variopinti o le casette fiabesche.

La Sagrada Familia è una scoperta ancora più emozionante, che lascia senza parole e testimonia anche la religiosità dell’artista, nonché degli scultori che hanno contribuito a realizzare insieme a Gaudì questo capolavoro in costante divenire.

Davanti a una delle facciate, Luca si sofferma anche sulla simbologia complessa e allusiva di alcuni particolari, come il “quadrato magico”, in cui la somma dei numeri dà sempre 33, cioè l’età di Cristo.

Al pomeriggio è la volta del Museo Picasso. Gratuito per gli insegnanti (!), al suo interno è possibile ripercorrere l’iter dell’artista a partire dalle opere più realistiche, nelle quali è evidente l’imitazione del padre, fino al cubismo vero e proprio.



Molto spazio è dedicato al periodo blu e alle rivisitazioni dell’opera Las Meninas di Velasquez.

Al ritorno, attraversando la Rambla, ci imbattiamo nella Bogueria: si tratta di un vivacissimo mercato coperto dove Giusy vuole offrirmi un frullato a tutti i costi e per poco non ci perdiamo in mezzo alla folla.

Ma il bello arriva dopo cena: dato che a Barcellona i taxi costano poco e in gruppo spendiamo davvero un’inezia, decidiamo di recarci con questo mezzo a Piazza Spagna per ammirare il meraviglioso spettacolo della Fontana Magica, in cui colori, musica e giochi d’acqua si avvicendano, nella cornice del Palazzo Reale e nel cuore dell’affollatissima movida spagnola.

Dopodiché, quasi per caso, saliamo con un ascensore esterno in cima all’ex arena, trasformata in un centro commerciale: dalla terrazza è possibile contemplare un panorama a 360 gradi, che comprende anche i giardini di Mirò.

Dato che la serata è andata alla grande e il gruppo è sempre più numeroso, io, Silvia e Gabriella ci complimentiamo a vicenda perché abbiamo scoperto da sole dei posti ignorati da Caldana: siamo delle ottime guide, altro che Majestic!



Il 25 agosto effettuiamo un’escursione a Montserrat, presso uno dei più importanti monasteri mariani d’Europa.

Invece di un’atmosfera permeata da pace e silenzio eremitico, capitiamo in una manifestazione separatista di nazionalisti catalani.

Matrix dice che sono un po’ come i leghisti in Italia; quel che è certo è che si divertono un sacco, tra balli, esibizioni di sbandieratori, personaggi in costume e piramidi umane, per non parlare dei fantocci giganteschi che danzano al ritmo dei tamburi.

A Montserrat mi hanno particolarmente colpito la Madonna Nera, simbolo di fertilità e meta di pellegrinaggio; il crocefisso che ti segue con lo sguardo ovunque tu vada, posto in una cappella della chiesa; il convento delle suore di clausura… con tanto di piscina!

La tappa successiva, dopo il ritrovo all’Hard Rock Cafè di Piazza Catalunya, è Montjuic, una collinetta che visitiamo sotto un solleone inferocito, con buona pace dell’anticlone Beatrice. Non si tratta di un luogo poi così significativo, fatta eccezione per il monumento che omaggia la Sardana, danza tipica catalana.

Perciò, dopo una pausa al centro commerciale (con grande gioia di Maria che qui stringe amicizia con una signora del posto), per riscattare questo pomeriggio ci rechiamo alla chiesa gotica della Conceptiòn.

Camminiamo a più non posso, anche di sera, per riempirci un’ultima volta gli occhi di case moderniste, come la Pedrera e casa Battlò in versione notturna, ammiccanti come non mai.



Intanto ripensiamo ai bei momenti trascorsi a Barcellona:

«Queste tapas sembrano unte» si lamentava Silvia a pranzo.

«E tu prendine ancora» ribatteva Giusy, che troppe ne pensa e troppe ne fa!

Ebbene, mi mancherà il nostro gruppo “autogestito”, con le sue figuracce e tanta voglia di amicizia.

Mi mancherà persino Malevic, che di notte giungeva trafelata e scalza alla reception perché si era scordata di ordinare la sveglia per il suo (?) gruppo.

Mi mancherà il Barcellona F.C., molto più di un club, e la lingua catalana, simile all’occitanico, così scanzonata e musicale.

Mi mancherà tutto, ma non la maglia di Messi: quella ce l’ho addosso e me la tengo stretta; arricchirà il mio bagaglio ma senza appesantirlo, come tutti i ricordi di queste intensissime giornate trascorse nella città più viva della Spagna.

Perché Barcellona è una città magica, anzi… Magjit!




P.S. Dall’sms di Faby a Silvia, tornata con l’aereo: “News: Magit ci ha abbandonato a Savona per fuggire con l’autista. Dato che siamo arrivati con largo anticipo perché avevano fretta, abbiamo aspettato noi la navetta di Maria (guidata da una donna, con suo disappunto) con il nuovo autista, che per la prima volta ha fatto un appello: che emozione!"

[1] Jon Krakauer, Nelle terre estreme, Corbaccio, Milano, 2008
[2] In realtà è una sequenza risalente al IX secolo d.C. Si tratta di uno dei primi documenti letterari che testimoniano il passaggio dal latino alle lingue romanze.

2 commenti:

Sarc1 ha detto...

rettifico: Barcellona-Real Madrid era solo l'andata... alla fine l'ha spuntata l'11 di Mourinho. Hanno vinto loro la Supercoppa, mannaggia!

Messi Lionel ha detto...

Indipendentemente dal fatto di vincere o perdere, Barcellona è il mio cuore per sempre vincitore. Barcellona è il miglior club al mondo.La maglie caclio del Barcellona è sempre la mia scelta.