venerdì 10 agosto 2007

SCOZIA 2007





“My heart is in the Highlands wherever I go” (Robert Burns, poeta scozzese)

FAILTÉ IN SCOTLAND

Benvenuti nella terra di Wallace e di tanti indomiti guerrieri, delle cornamuse e di paesaggi indimenticabili, senza dimenticare il whisky e... Nessie!
(30 luglio – 5 agosto 2007)

30 LUGLIO: UN TOUR MOOLTO ITINERANTE
Ne avevamo dette di tutti i colori sui tour organizzati, ma è la volta della Scozia, un luogo sconfinato ed emozionante: perciò decidiamo di affidarci a questo tipo di soluzione, e la scelta ci soddisfa pienamente, anche perché la nostra accompagnatrice si rivela una vera viaggiatrice, in grado di farci vivere intensamente ogni momento trascorso in questa regione, la Caledonia degli antichi romani. Io ed Elena, d’altra parte, non perdiamo occasione di far nostro questo viaggio, sempre aperte a nuovi incontri e sorprese sin dal primo giorno, nonostante la levataccia alle quattro. E così ecco che all’aeroporto di Heatrow, dove è previsto uno scalo per raggiungere Glasgow, l’addetto all’imbarco ci apostrofa con un «aspiett», che ha un sapore tutto partenopeo, ma in realtà è «yes please». Dobbiamo rinfrescare un po’ il nostro inglese, per fortuna ci imbattiamo subito in Irene, la nostra prima compagna di viaggio, che arriva direttamente dall’incantevole Toscana ed è un’esperta conoscitrice di lingue, nonché instancabile mangiatrice di patatine all’aceto (vinegar). «Queste patatine mi garbano proprio» sentenzia, e in quella conosciamo un’altra componente del gruppo, Fiorenza, che ha qualche annetto più di noi ma tanta voglia di divertirsi e girare il mondo. Non ci separiamo dalle nostre nuove amiche neppure una volta giunte a Glasgow, che iniziamo a scoprire insieme. L’attrattiva principale del nostro primo giorno scozzese è il museo Kelvingrove, dove sono presenti alcune opere di Botticelli, Lippi e di pittori fiamminghi. Oltre alla ricchezza delle esposizioni, siamo colpite soprattutto dalla volontà degli scozzesi di valorizzare il loro patrimonio e “invogliare” alle visite: il biglietto è gratuito, come del resto nelle principali gallerie della regione, e gli utenti possono interagire con le opere, attraverso giochi e altre iniziative... dovremmo prendere esempio da loro.
Per il momento, gli unici inconvenienti sono legati alla rubinetteria scozzese: in hotel Elena è costretta a pugnare per chiudere la doccia, e persino usare lo sciacquone è difficoltoso... come se non bastasse i materassi sono ad acqua! Una volta sistemate nelle stanze, possiamo scendere nella hall per conoscere il gruppo al completo. Rosella, la nostra accompagnatrice, si presenta, sfoggiando un accento a metà fra il british e il romagnolo, che tradisce le sue origini riminesi, per poi passare a illustrare il programma della settimana, mentre tutti la seguono con attenzione.
Tra i personaggi di spicco devo menzionare la raffinata First Lady con tanto di compagno e figlio diciottenne, che se ne sta sulle sue, ma anche una sfortunatissima coppia di Milano: i due coniugi, che finalmente possono godersi il viaggio di nozze tanto sospirato dopo ritardi e rinvii, sono privi di alcune valigie perché il loro bagaglio si è involato verso un’altra destinazione, forse gli Stati Uniti. A proposito di viaggi di nozze, sono presenti ben quattro giovani coppie in luna di miele, che non esitano a far comunella tra loro. Sandra è una sposina napoletana con due occhi dolcissimi e capelli che ricordano la Beatrice di Dante e la Laura di Petrarca messe insieme. Con aria svampitissima si avvicina a Elena e le domanda: «Uh, e tu quando te li lavi i capelli?». Avrà poco più di venti anni e questa è la sua più grande preoccupazione. Eppure, in breve scopriamo che la fanciulla possiede un’infinità di abilitazioni (italiano, greco, latino, sostegno), insegna da anni e in gioventù ha anche partecipato a Miss Italia. Io ed Elena, che ci sentivamo tre metri sopra le graduatorie, crolliamo all’improvviso, anche perché scopriamo di essere circondate da insegnanti all’interno del gruppo (praticamente siamo tutti colleghi), mentre Irene è sconcertata per la questione del concorso di bellezza, dato che Sandra è praticamente alta come me, quindi bassa. «Se ci è andata lei ci vo anch’io a Miss Italia...» esclama, sotto lo sguardo languido del Dandy di Latina, un quarantenne dal sorriso smagliante, sempre con la battuta pronta, che non ci mollerà più fino alla fine del viaggio! Tanto per cominciare cerca di unirsi a noi per la passeggiata notturna tra le vie di Glasgow, a St. George Square, e, anche quando riusciamo a eluderlo, si palesa magicamente ovunque andiamo, come se fosse il prezzemolo... anzi il burro, dato che gli scozzesi lo mettono dappertutto.
Meglio ritirarsi nelle proprie stanze: andiamo a letto tranquille perché l’hotel ci ha garantito la sveglia telefonica per le sette e trenta... le Highlands, il cuore della Scozia, ci attendono!

31 LUGLIO: CAMPBELL O MAC DONALD?
Infatti la sveglia non suona, perdindirindina, e noi seguitiamo a dormire beatamente finché Elena non si rende conto che sono le otto e nessuno si è degnato di far squillare quel dannato telefono. Le otto! In men che non si dica ci precipitiamo al breakfast, dove apprendiamo che nessuno effettivamente è stato svegliato. Quando Rosella chiede dettagli alla reception, l’omino le risponde costernato: «Oh my Gosh!». Se a colazione il burro domina incontrastato, per le vie di Glasgow è il gotico a farla da padrona, simboleggiato in particolare dalla maestosa cattedrale di San Mungo. È un gotico schietto, autentico, forse un po’ cupo, di quelli che fanno rabbrividire, per la solennità delle vetrate e delle architetture. Nei dintorni della chiesa visitiamo la casa più antica di Glasgow, Provand’s Lordship, risalente al Quattrocento e sopravvissuta alle distruzioni avvenute durante il periodo della Riforma Protestante, per non parlare delle ottocentesche City Chambers, che si affacciano su St. George Square , emblema della rilevanza politica di Glasgow.
Vorremmo soffermarci più a lungo sui monumenti di questa città, dalle numerose statue che sorgono in St. George Square, con tanto di monumento alla leggenda letteraria nazionale, Walter Scott, passando per le varie gallerie di arte moderna, sino all’antichissima università; tuttavia il nostro tour prosegue verso le Terre Alte scozzesi. Difatti il tragitto in pullman è scandito dal mutare del paesaggio: le campagne dolci e pianeggianti cedono il passo a una natura intatta, sempre più aspra e selvaggia, caratteristica delle Highlands. Giungiamo al villaggio di Luss, sul Loch Lomond, immerso in un’atmosfera di profondissima quiete, turbata soltanto da due cani scozzesi che sguazzano felici nel lago. Ne approfittiamo per passeggiare tra le casette delle favole, tutte fiori e colori, ma anche per assaggiare alcuni prodotti locali, come i biscotti al burro (attenzione a trigliceridi e colesterolo) per poi rimetterci in cammino. Si va sempre più su! Inveraray è la tappa successiva, mentre tutt’intorno sorgono foreste, brughiere di erica, verdi vallate (glen) con tanto di laghi immensi e torrenti: un panorama che ci lascia letteralmente senza fiato. Come se non bastasse un timido sole ci accompagna dal primo giorno, e non è cosa da poco per gli scozzesi, Rosella lo sottolinea più volte.
A Inveraray, un altro ridente villaggio sulle rive del Loch Fyne dove si respira l’atmosfera di leggende celtiche e storie di fate, pranziamo con un piatto tipico che ci conquista subito: lo stuffed chicken, cioè petto di pollo accompagnato da bacon, salse varie, formaggio fuso, prosciutto e patatine fritte. In questo locus amoenus Rosella è costretta a biasimare alcuni incauti ritardatari (praticamente tutte le coppie in viaggio di nozze) all’appuntamento con l’autista: sarà il primo rimprovero di una lunga serie, o meglio, come la chiama Irene, una partaccia...
Non troppo lontano si erge il castello del Loch Fyne, tuttora residenza del clan dei Campbell, dove riviviamo le battaglie, gli scontri sanguinosi contro gli acerrimi nemici, i Mac Donald: questi scozzesi, lo comprendiamo sin dalle prime battute, sono battaglieri fino in fondo, ma anche un po’ morti di fame, se si pensa che gli attuali Campbell si accontentano di un solo cuoco invece dei 27 presenti precedentemente e, quando si tratta di pulire l’antico lampadario della sala da pranzo, non si avvalgono di una colf o una ragazza alla pari, ma è l’anziana duchessa, Mrs Campbell, ad arrampicarsi sulla scala a pioli munita di stracci e olio di gomito. L’imperturbabile guida inglese, quindi, ci conduce nella camera da letto. Pare che sia stregata, neanche i cani vogliono entrarvi, ma noi non abbiamo paura di nulla, e, conclusa la visita, proseguiamo il viaggio ancora più a nord, là dove nessuno può osare, là dove pecore, capre, mufloni pascolano liberamente, là dove le vallate e le montagne offrono uno spettacolo indimenticabile, di ampio respiro, nell’area Ballachulish – Fort William, in cui regnano silenzio, solitudine e... negher.
Ma andiamo con ordine: nel tardo pomeriggio, dopo un lungo tragitto in pullman in compagnia della sospirata musica scozzese, prorompiamo in un boato di gioia nel constatare che il nostro albergo è situato proprio in mezzo al verde delle montagne e si affaccia sul lago, romanticamente incorniciato dalla pioggerellina e dalla nebbia. Si tratta di una posizione meravigliosa, sognante, senza dimenticare l’accoglienza ricevuta dai tre proprietari – camerieri – cuochi – baristi - tuttofare, soprannominati rispettivamente Mr Negher, il gentleman che ha aiutato me ed Elena coi bagagli, sollevandoli col dito mignolo, Mrs Negher, la sorella di Mr Negher, un donnone tutto sorrisi e simpatia, e infine Mr Negher Jr, il fratello minore di Mr Negher. Scherzi a parte, i tre albergatori, che non sono proprio scozzesi ma domenicani, hanno davvero fatto di tutto per farci sentire a nostro agio grazie alla loro cordialità ed efficienza; per questo consiglio vivamente l’Alt Nan Rose Hotel a chiunque si rechi da quelle parti.
Forse il posto, sperduto e isolato dal resto del mondo, non offre granché quanto a svaghi notturni, ma ci divertiamo comunque ad assistere alla scenetta di alcuni ragazzi del gruppo che a cena ordinano birra ma ricevono mirto, nonché alle peripezie di Mr Negher equilibrista tra piatti e bicchieri e infine Mr Negher Jr in agguato, di notte, tra i corridoi dell’albergo. Le stanze sono eleganti, curate: Irene può vantare persino un raro esemplare di bidé con lo zampillo e un armadio che si apre da solo. Inquietante. Stregato?

1 AGOSTO: IL GIORNO DELLE PARTACCE E DI NESSIE!
Chissà con quali clan si alleavano i Mac Donald per combattere i loro storici avversari, i Campbell. Forse con i temibili Mac Chicken, oppure con il sanguinario clan dei Mac Flurry... succede solo qui in Scozia, penso, rivoltandomi nel letto senza riuscire ad approfittare degli ultimi momenti di sonno prima della levataccia. E meno male, perché la sveglia, manco a dirlo, tace anche oggi. Sono le sette e trenta! Giunte in sala ristorante, osserviamo che Rosella sta discutendo con Mr Negher. «Oh, my God!» esclama quest’ultimo arrossendo per l’imbarazzante mancanza. Non importa: siamo tutti svegli e pimpanti, anche Sandra, che si avvicina quatta quatta a Elena e le domanda candidamente qualche informazione sui suoi capelli. È già ora di andare: riceviamo i saluti della prosperosa Mrs Negher, la quale profferisce una serie di «ciao bella, belle, bellissima, arrivederciui, arrivederciui, belle, bellissime, arrivederciui, adios». Praticamente non riusciamo più a fermarla, meno male che il pullman ci attende e il sole brilla (quasi) luminoso nello spavaldo cielo azzurro della Scozia. A dire il vero è un po’ coperto, ma non piove: questo è quello che conta.
Ed eccoci a Fort William, luogo di accese battaglie del passato, come suggerisce il nome, ma anche di partacce, sempre a causa dei soliti ritardatari. Non è per far nomi, ma i Viaggi di Nozze se la prendono comoda, e Rosella li biasima con stile. Di lì proseguiamo per Fort Augustus, dove è prevista una crociera sul Loch Ness, il lago più celebre del mondo! Lungo 23 miglia, vanta 750 piedi di profondità ed è immerso in una natura selvaggia (wildlife) e suggestiva, senza tralasciare il mostro, Nessie per gli amici e gli autoctoni. Io ed Elena pensavamo che la bestiola avesse le fattezze dei nostri supervisori di tirocinio della SSIS, e invece è un po’ più carina. Riusciamo a immortalare Nessie grazie a un gioco ottico appositamente creato dagli scozzesi, che consiste nel fotografare un semplice adesivo attaccato sul vetro con il lago sullo sfondo, in modo da creare l’”effetto mostro”.
A Fort William io ed Elena vorremmo scattare una foto anche all’energumeno in gonnella (kilt) che suona la cornamusa, ma, appena ci avviciniamo armate di fotocamera, questi si interrompe intimandoci con voce minacciosa: «Pay! Pay! You have to pay!». Dato che non ne vogliamo sapere di pagare, ci defiliamo come se nulla fosse, ma lo scottish non si arrende: oltre a seguitare con i suoi veementi improperi, tenta addirittura di inseguirci. Forse è il caso di allontanarsi molto rapidamente: Elena gli fa le corna, e io, Musa, non posso fare altro che accelerare il passo verso il luogo del ritrovo con Rosella e il resto del gruppo.
Noi siamo puntuali, ma l’atmosfera è piuttosto agitata perché, dopo circa un quarto d’ora di attesa, alcune coppie di sposini non hanno ancora onorato l’appuntamento. Rosella è nera e sempre più infastidita: cerca di sbollire la rabbia passeggiando su e giù dal pullman e cercando di avvistare i dispersi; poi, al loro arrivo, sdegnata per i venti minuti di ritardo, prorompe in un’eloquente sfuriata che lascia tutti atterriti e senza parole. Quando ci vuole ci vuole. When It wants, It wants (?).
Nel pomeriggio arriviamo alle rovine del castello di Urquhart, situate su un promontorio del lago, sempre in mezzo al verde dei prati e delle colline, sempre circondati da pecore e buoi muschiati al pascolo. Non c’è niente di meglio che una passeggiata panoramica tra i resti dell’antico maniero.
Chissà perché all’appuntamento con l’autista stavolta siamo tutti puntuali, proprio tutti, anzi, per non rischiare arriviamo persino in anticipo, con grande stupore di Rosella e dell’autista, pronto a scorazzarci fino a Inverness, capitale delle Highlands.
In questa città, in particolare, spiccano la massiccia costruzione del castello, alcune chiese, tutte rigorosamente chiuse, e ciascuna con annesso il proprio piccolo, verdeggiante cimitero, che dona a questi posti un sapore tutto preromantico, di poesie lugubri (Gray) e romanzi gotici.
Ma, come dimenticare, tra le vie del centro storico, il simpatico gabbiano che scappa di fronte a Elena, immortalato dalle nostre fotocamere, e, soprattutto, l’accattone locale che ci ringrazia sentitamente per non avergli dato neanche un penny con un cordiale «fuck you very much»?
«Ma ha detto proprio fuck you very much? A noi?». Sono incredula. Eppure non devo stupirmi più di tanto, perché in questa città accadono cose davvero sconvolgenti, basti pensare all’episodio in seguito passato alla storia come lo “smarrimento di Fiorenza”. Bisogna innanzitutto sapere che la nostra compagna di viaggio è un’autentica sportiva, capace di far mangiare la polvere a tre giovincelle come me, Elena e Irene. Non riusciamo proprio a tenere il suo passo, l’abbiamo appurato sin dal primo giorno, e difatti lei ci “semina” regolarmente, quando siamo in giro per qualche città o brughiera. Il distacco si accentua anche a Inverness, finché non la perdiamo definitivamente di vista. Al pullman la ritroviamo, ma, come lei stessa riferisce, è stata protagonista di una rocambolesca disavventura: convinta di essere in ritardo al consueto appuntamento perché il suo orologio segnava le sei, si è recata al ritrovo prestabilito, e, non avendo trovato nessuno, ha pensato che il gruppo fosse partito lasciandola a Inverness. Superata la fase di panico, ha pensato bene di raggiungere un tourist information per farsi aiutare. A quanto pare gli addetti si sono fatti in quattro per metterla in contatto con la Boscolo, ma, proprio sul più bello, è comparso inaspettatamente il solito Dandy di Latina, il quale le ha fatto notare che il suo orologio segnava l’ora italiana, non quella inglese: in Scozia erano le cinque, non le sei, e nessuno si era sognato di partire da Inverness!
Una volta superati questi equivoci, ci avviamo alla volta di Newtonmore, dove è previsto il pernottamento, mentre fuori dal finestrino del pullman scorrono paesaggi sublimi, che non cessano di emozionare: torrenti limpidi e vallate si avvicendano, sino a raggiungere il Cairngorm National Park e la valle del fiume Spey.
Ricorderemo Newtonmore per gli ormai consueti problemi di Elena con la doccia e la rubinetteria inglese; per le lamentele delle coppie in viaggio di nozze dato che le stanze sono soltanto doppie, e inoltre per la cena con le cameriere impazzite perché perdutamente innamorate di un componente del nostro gruppo, il figlio della First Lady, la quale tuttavia sembra non approvare. E va bene che è un bel ragazzo, ma sembrano proprio rincretinite, tra risolini isterici a volontà e confusione totale durante tutte le portate!
Tuttavia Newtonmore resterà impressa nelle nostre menti soprattutto per la serata mondana che vi abbiamo trascorso, tra locali e discoteche di tendenza, una esuberante movida...
Ovviamente tutto ciò è un’ironia: Newtonmore è un villaggio mesto, minuscolo, dove, dopo una certa ora, viene rispettato il coprifuoco, e difatti le strade sono deserte, anzi, popolate unicamente dai componenti del nostro gruppo, che esplorano le vie del paesino a piccoli gruppi, ripercorrendo la “strada del gatto selvaggio” (wild cat: non ci posso far niente, si chiama così).
Con Fiorenza, Elena e Irene ci imbattiamo di tanto in tanto nei nostri compagni di viaggio, in un inesorabile climax discendente di battute sarcastiche volte a sottolineare il nulla che ci circonda.
Rosella: «Ragazze, andate a divertirvi? Non fate tardi!».
La sfortunata coppia di Milano: «Avete visto? C’è più gente che in corso Como!».
Viaggi di Nozze: «Mannaggia, non ci hanno fatto entrare nei locali perché era tutto pieno».
Sandra: «Uh! Elena, te li sei lavati i capelli?».

2 AGOSTO: SPIRITO DI SCOZIA: DAL WHISKY AI... FANTASMI
Al grido di «Boscolo, Boscolo!» Rosella ci chiama a raccolta presso il pullman.
«Che ne dite se durante il tragitto ascoltiamo un po’ di musica scozzese? Quando non ne potete più mi dite basta» propone tutta contenta perché, contrariamente alle previsioni, non piove, e anzi siamo accompagnati da un clima fresco e frizzante, quasi soleggiato.
«Basta!» urla qualche burlone.
«Ma se non abbiamo ancora cominciato!?» replica indignata, e allora, memori della partaccia del giorno precedente, battiamo le mani al ritmo delle cornamuse, fino a pervenire al castello di Blair, residenza dei duchi di Atholl, immerso in un rilassante giardino. Le 26 stanze ricalcano lo stile del Neoclassicismo francese, e sono arricchite dalla presenza di svariate collezioni: dai mobili alle tradizionali armi delle Highlands. A proposito di spade e combattimenti, il castello vanta ancora oggi il privilegio di possedere un piccolo esercito personale. Sebbene sia proibito fotografare all’interno della struttura, alcuni ragazzi del gruppo eludono il divieto con scaltrezza, e anche Sandra vorrebbe imitarli, ma è dura farla franca quando si scatta un bel primo piano al severo custode, il quale ovviamente non è avaro di rimproveri verso la ragazza.
«Uh, tutti fanno le foto e proprio a me dovevano beccare, quanto sono sfortunata! C’ho pure fame, mo’ mi mangio le patatine, e che me ne frega a me!» esclama, aprendo il pacchetto di patatine all’aceto, tanto bramate anche da Irene. In effetti dobbiamo cercare di pranzare rapidamente a Pitlochry, località di villeggiatura prediletta dalla regina Vittoria, per avere la possibilità di visitare le vie del paese, tipicamente scottish, e rimetterci in cammino.
Destinazione: The Edradour, la più piccola distilleria di whisky della Scozia. In questo magnifico posto, tanto per cambiare sperduto tra foreste e torrenti, conosciamo la guida locale, una gigantesca donna delle Highlands tipicamente ubriaca, forse per calarsi meglio nel ruolo. Inoltre assaggiamo il whisky e la squisita crema locale (a nulla vale chiedere il bis, la signorina scozzese è intransigente), degno preludio alla tappa successiva del nostro affascinante tour: il castello di Glamis.
Secondo le leggende e Rosella, si tratta del castello più stregato di tutta la Scozia, ed effettivamente ce ne rendiamo conto appena vi mettiamo piede. Atmosfere shakespeariane, passaggi segreti, teschi e cadaveri di orsi, nonché una guida spettrale che parla a bassa voce per non svegliare gli spiriti, ci accolgono a braccia aperte.
Questo è Glamis, teatro delle vicende di Macbeth, ma legato anche ad altre storie dal gusto un po’ macabro, come per esempio quella narrata dalla guida, di due uomini che giocavano a carte in una stanza del castello un sabato sera di tanto tempo fa, senza rendersi conto che era scoccata la mezzanotte. Per non aver cessato il gioco durante il giorno tradizionalmente dedicato al Signore, i due furono murati vivi e, ancora oggi, ogni sabato sera presso quella parte del castello, è possibile sentirli discutere della loro partita...
In seguito alla passeggiata nel parco del castello, partiamo alla volta di Dundee, non senza una nota di malinconia perché stiamo per lasciare le Highlands, il cui paesaggio ci ha avvinto profondamente, come del resto i costumi, le tradizioni e la gente che abbiamo conosciuto. Insomma, parafrasando il poeta scozzese per eccellenza, Robert Burns, il nostro cuore appartiene alle Highlands, ovunque andremo.
E per il momento andiamo a Dundee, dove, in tutta sincerità, non c’è molto da vedere: si tratta di una città commerciale, e forse l’attrattiva più interessante è il nostro super accessoriato hotel internazionale quattro stelle lusso, dotato di tutti i comfort, dalla palestra alla paperella di gomma per la vasca da bagno.
In particolare il figlio diciottenne della First appare piuttosto gasato: «E vai! Ci sono la palestra, la piscina, la sauna! È il posto più bello di tutta la Scozia!». Sembra che abbia già scordato le pretendenti di Newtonmore: ah, questi giovani!
Ma anche noi non siamo da meno: dalla stanza faccio impazzire la reception chiedendo in continuazione di mettermi in collegamento telefonico con la camera di Irene, e, gran finale, Elena si esibisce in una sfilata per i vari piani dell’hotel vestita di tutto punto: pigiama lungo, maglione rosso, marsupio a mo’ di borsetta e, tocco di classe, sandali con calzettoni. Ma non faceva prima a cambiarsi come ho fatto io? No, in fondo è più divertente così, in fuga nei corridoi e davanti all’ascensore nel (vano) tentativo di non farsi vedere da eventuali passanti. Sarà l’emozione per la capitale che ci attende l’indomani...

3 AGOSTO: A SPASSO PER EDIMBURGO
In seguito alla colazione insieme a due simpatici signori della nostra comitiva, marito e moglie, provenienti da Portici e per questo motivo chiamati per praticità “i Portici”, è la volta di Scone Palace, un altro fiabesco castello della zona: dapprima indugiamo nell’immenso parco, tutti intenti nell’assalto ai pavoni, data la presenza di questi esemplari, ma anche di gufi, civette e falchi che per poco non atterrano sulla testa della signora Portici; quindi visitiamo gli interni, ammirando le collezioni di porcellane, mobili e vasi. In generale le architetture sono semplici e genuine, perché gli scozzesi sono un popolo che non ama ostentare magnificenza in chissà quali modi. Ormai abbiamo imparato a conoscere questa gente così orgogliosa delle proprie radici: guai a chiamarli “english”, in quanto non hanno ancora digerito l’Union Act del 1707 che ha unito la corona scozzese a quella inglese.
Ma ora tenetevi forti, perché stiamo per arrivare a Edimburgo!! Ecco che il pullman entra nella capitale, percorre qualche quartiere di periferia, si immette in una specie di autostrada ed esce da Edimburgo per andare... all’aeroporto?? Ma come, ce ne andiamo già? Niente paura (almeno, così speriamo): pare che non ci fosse posto all’albergo che solitamente ospita i gitanti della Boscolo per via del festival internazionale; pertanto ripieghiamo su un hotel che non è nei dintorni ma addirittura dentro l’aeroporto, come si evince dalle camere con vista sulla pista d’atterraggio. Il nome di questa accomodation è tutto un programma: Quality Hotel, purtroppo decisamente distante dal centro storico.
Per raggiungere Edimburgo ci dobbiamo avvalere di una navetta e poi del bus 100. Ma, non appena mettiamo piede nel centro di questa elegantissima capitale, scopriamo che ne è valsa la pena: Edimburgo è un luogo brulicante di vita, non soltanto per la presenza dei numerosi eventi che ospita, come il festival internazionale, il festival del libro, il festival del jazz, la parata del Military Tattoo, ma per l’atmosfera stessa che vi si respira, intrisa di vivacità e cultura (non a caso è stata dichiarata città della letteratura dall’UNESCO oltre che patrimonio mondiale).
Princess Street e Royal Mile sono animatissime: a ogni angolo commedianti, artisti di strada, suonatori di cornamusa ci invitano ad assistere alle loro performance di teatro, canto e poesia.
Ci mettiamo in cammino insieme a Fiorenza, che tuttavia è inarrestabile: non soltanto il suo passo è molto più spedito del nostro, ma ogni volta che vede una strada in salita non riesce a trattenere la gioia: «Oh, fantastico! Finalmente faccio un po’ di movimento!». Così, tra una foto scattata da Elena a un biondo vichingo e qualche incontro fugace col Dandy di Latina, che spunta qua e là di tanto in tanto, entriamo nella Scottish National Gallery, dove non mancano artisti italiani come Raffaello e Tiziano, ma anche i Fiamminghi e un bel quadro di Dyce raffigurante Francesca da Rimini (Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende...), senza tralasciare il celebre... Pattinatore, a quanto pare, dipinto-simbolo della pittura scozzese.
Anche la casa del riformatore protestante John Knox merita una visita, peccato soltanto che il custode all’ingresso voglia scontare il biglietto a Fiorenza etichettandola come senior, cioè ultrasessantenne, quando in realtà ha solo 52 anni. Che oltraggio! Fiorenza senior? Dovreste vedere come cammina, siamo più senior noi! A ogni modo, una volta giunte all’interno della casa, ci immedesimiamo in John vestendo i suoi panni e vergando carte ignote, prima di rituffarci nel centro di Edimburgo, dove visitiamo la cattedrale di St. Gile e il lugubre cimitero delle streghe.
In breve è già ora di ritrovarsi col resto del gruppo, che ci attende per la cena. In quest’occasione il marito della First, che non mi aveva mai rivolto la parola prima d’allora, si avvicina a me con passo felpato, mi mette una mano sulla spalla, e comincia a parlare con tono vellutato: «Senti, ho pensato che tu potresti essere la persona più giusta per raccogliere i soldi che abbiamo intenzione di dare all’autista come mancia. Dovresti soltanto convincere tutti a dare un contributo, raccogliere e contare le sterline...».
«Non credo di essere la persona più adatta per questo genere di cose, dal momento che sono più tagliata per la poesia e la letteratura che per la contabilità» la sventurata (io) risponde, perentoria e risoluta. Che? Mica sono fessa, quest’incombenza spetta a lui e me la vuole sbolognare! Per rincalzare la dose sfoggio una citazione del poeta Burns, il mio eroe di questo viaggio: «Whisky and freedom / take off your dreams». A quel punto Elena, Irene e svariati Viaggi di Nozze mi fanno eco, affermando di essere tutti letterati, linguisti e di non essere competenti nel conteggio delle sterline; dunque il marito della First non può far altro che andarsene avvilito.
Ceniamo insieme agli sfortunati coniugi milanesi, che nel frattempo hanno recuperato i bagagli e il sorriso, malgrado entrare nel locale non sia semplice per me ed Elena, poiché siamo intimate all’ingresso di mostrare un documento d’identità. È bizzarro, ma il buttafuori che ci guarda in cagnesco crede di avere a che fare con due... minorenni! «I’m 26. Look at my age... I take it as a compliment» lo canzono, mentre esamina la mia Identity Card, sempre più accigliato e sospettoso.
Nel locale, in compenso, il barista prende di mira Irene, rea di aver ordinato una birra scura: «Are you sure?». L’omino, convinto che l’italiana non possa reggere un alcolico, si deve ricredere, anche se poi, quando la nostra amica sceglie un dessert chiamato Giant Chocolate, incalza, con lo stesso tono beffardo: «For you??». In effetti il dolce è ricoperto da una montagna di cioccolato, ma Irene lo gradisce, e noi non possiamo biasimarla. Non resta che scattare una foto ricordo tutti insieme, con l’ausilio del cameriere. «Press the bottom» gli suggerisco, porgendogli la fotocamera, «only the bottom»... ma bottom in inglese significa... “sedere”!?

4 AGOSTO: A SPASSO PER EDIMBURGO 2, ANF ANF!
Non c’è niente di meglio che cominciare la giornata con una visita guidata della capitale insieme a una bizzarra guida locale, Andrew: sovente le sue indicazioni non hanno nulla a che vedere rispetto a ciò che osserviamo dal pullman, ma almeno riusciamo a farci un’idea della città. Il castello domina dall’alto Edimburgo, attraversata dal lunghissimo Royal Mile (cioè Miglio Reale), l’antica strada della Old Town, dove sono presenti vicoli storici e monumenti medievali, sino a giungere all’estremità opposta, in cui sorge il palazzo di Holyrood, in stile rinascimentale. In passato fu la dimora di Maria Stuarta, ed è tuttora una delle residenze ufficiali della Famiglia Reale.
Insieme a Andrew e alle sue perle di saggezza, cogliamo l’occasione per contemplare alcune cattedrali, come quella di S. Maria, ma anche il monumento a Walter Scott, e quindi il bar dove l’autrice Rowling trovò l’ispirazione per scrivere Harry Potter. Siamo inoltre colpite dall’eleganza di alcune tra le più esclusive scuole private della città, tanto che io ed Elena vorremmo farvi domanda per eventuali supplenze.
La visita guidata si chiude al castello, costruito sulla cima di un vulcano spento e ricco di attrattive, come la Stone of Destiny, il seggio sul quale venivano incoronati i re scozzesi, ma anche la corona e i gioielli appartenuti ai sovrani, senza tralasciare una cappella costruita nel XII secolo dal re David I per sua madre Margaret.
La nostra passeggiata edimburghese prende le mosse proprio dal castello, lungo tutto ma proprio tutto il Royal Mile, dove intanto la festa impazza a ritmo di cornamuse, in un bagno di folla e allegria. Durante il tragitto ci imbattiamo in un feroce Wallace, armato di spade e pugnali, il quale, dopo aver bollato Irene come dangerous, vorrebbe sapere da dove vengo: «Ah, Milan... gladiators!». Lo lasciamo assorto nei suoi pensieri bellicosi, ed entriamo nel Writer’s Museum, dedicato ai tre più grandi letterati scozzesi: Scott, autore di Ivanhoe; Stevenson, noto per L’isola del tesoro e Lo strano caso del dottor Jeckill e Mr Hyde; infine Burns, già più volte citato e padrone di casa, dato che il museo sorge sulla sua antica abitazione. Con immenso piacere da parte mia, possiamo ammirare ritratti, manoscritti, oggetti personali appartenuti agli scrittori e chissà... trovare una fonte di ispirazione grazie a questi grandi uomini del passato, le cui parole riecheggiano ancora oggi.
Edimburgo non cessa di riservarci sorprese: quasi per caso imbocchiamo un antico vicolo e scivoliamo dentro a un negozio di libri antichi per bambini. Un vero gioiello per appassionati di antiquariato e letteratura per l’infanzia. Un oasi di silenzio a pochi passi dal clamore del festival che ogni anno ad agosto fa accorrere visitatori, curiosi e turisti da tutta Europa.
Nel frattempo, è superfluo ribadirlo, ci siamo giocate Fiorenza! La nostra compagna è avanti, avanti, molto più avanti di noi, pare, in fuga tra le colline, ma la ritroviamo senza problemi all’appuntamento che abbiamo fissato con alcuni amici del gruppo per cenare insieme, in un locale a tema: Dr. Jeckill e Mr. Hyde, dove ci attendono mostri, teschi e tetraggine a volontà, dove i monitor trasmettono incessantemente il film... Dracula! In questo locale la porta per accedere ai bagni è mimetizzata in una finta libreria, una sorta di passaggio segreto; perciò per andare al gabinetto bisogna trovare il libro giusto, altrimenti la porta non si apre, e io, modestamente, ci riesco subito, forse a causa della necessità impellente... la necessità fa l’uomo libro.

5 AGOSTO: AT HOME!
Tra uno stuffed chicken e un pacchetto di biscotti al burro rigorosamente Walkers, quattro passi a Edimburgo e dolci cornamuse di sottofondo, non ce ne siamo rese conto, ma la Scozia è diventata parte di noi: le sue lande sterminate ricoperte di erica e pecore al pascolo sono diventate le nostre, il suo clima un po’ malinconico e autunnale è entrato nei nostri cuori, come del resto questo popolo, così legato a tradizioni e valori imperituri, capace di suscitare rispetto e ammirazione. La Scozia è nostra senza bisogno di impossessarcene materialmente, perché quando ci mancherà non avremo bisogno nien’altro che di ricordare e raccontare. E se il mio racconto non fosse sufficiente a rievocare il viaggio in questa regione, saranno senza dubbio più efficaci le parole profferite da Rosella, durante l’ultima, piovosa (per la prima volta in una settimana!) giornata scozzese, al momento di accomiatarsi: «Wherever you go, whatever you do, remember that your house is where your heart is»: dovunque tu vada, qualsiasi cosa tu faccia, ricordati che la tua casa si trova dove il tuo cuore alberga.

GRAZIE PER I VOSTRI COMMENTI STUPENDI!!

Ciao Fabiana
ho letto il tuo resoconto sulla Scozia è troppo divertente (l'anno prossimo ci iscriviamo tutte a Miss Italia!)
Ester

Ho letto il diario del tuo viaggio in Scozia ed è stata una lettura piacevole e divertente. Complimenti! L’humor che traspare è una tua caratteristica letteraria o un’influenza britannica? Il premio è stato meritatissimo. Ciao, a presto. Paola

Brava faby! Complimenti per il tuo racconto, molto divertente e suggestivo. In certi momenti sembra di essere lì con te in Scozia. Leggerlo fa venire voglia di andarci. Soprattutto hai colto i momenti più comici e la lettura è sempre molto vivace e piacevole. W la Scozia! Baci, Greta

il tuo racconto mi ha fatto venire voglia di partire! peccato che non me la possa levare! come sarà una voglia a forma di Scozia?
lieta che ti sia divertita, nonostante le piccole incombenze tecniche di ogni viaggio che si rispetti.
bacioni Sonia

Nessun commento: